#ComunitàConvergenti
(da Assisi) “Molta gente in Italia non ha intenzione di andare a votare, perché sente lontana l’Europa”. A lanciare il grido d’allarme è stata Giuseppina Paterniti, direttrice del Tg3Rai, che intervenendo ieri sera al Convegno Cei #ComunitàConvergenti, in corso ad Assisi, ha fatto notare come “l’aver fatto passare quella dell’Europa come una questione di burocrati che decidono al posto nostro ha fatto comodo a tutti: portano a casa un risultato, senza interessarsi a quello che avviene”. Secondo Paterniti, “questo per l’Europa è un momento molto delicato: ci sono quattro players mondiali – gli Stati Uniti, la Russia, la Cina e l’Europa – che fanno in modo di eliminarsi per far sì che resti una sola voce”. “L’Europa è il player più grande del mondo, ha la moneta più forte del mondo, eppure non riesce a parlare con una sola voce, perché non abbiamo completato il cammino di unificazione politica”, la denuncia. “L’Unione europea ha fragilità e parcellizzazioni che rendono molto delicato il prossimo voto, perché manca la consapevolezza che siamo davanti davvero a un bivio”, la tesi della relatrice, secondo la quale “l’insidia più grande è quella che nasce dai sovranismi, i quali pensano che sia molto meglio limitarne i poteri”. Senza contare il gruppo di Viesegrad, composto da Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e tutti i Paesi dell’ex blocco sovietico, che “ha goduto molto dell’ingresso della Ue”. Oggi, invece, “hanno paura i contadini polacchi, gli agricoltori ungheresi, e su questo soffiano alcuni politici, che preferiscono guardare con sospetto all’Unione europea e strizzare l’occhio all’America di Trump, considerata un baluardo di libertà, al contrario dell’Europa, guardata con sospetto perché ha delle regole”. “Il muro che costruisce Orban contro gli immigrati è una vergogna dell’Unione europea”, ha tuonato Paterniti: “Quella degli immigrati, che Orban non vuole condividere con l’Italia, è una delle questioni più grosse che attraversa tutta l’Unione europea. È diventato il problema centrale dell’Europa, che però fa i conti con problemi più grandi, prima di tutto il lavoro”. “Veniamo da anni di crisi economica, nata come crisi finanziaria”, ha ricordato la giornalista: “Nel 2008 tutti eravamo convinti che la crisi riguardasse solo gli Stati Uniti, invece il contagio è stato immediato, grazie al cambiamento globale dovuto alla digitalizzazione. Siamo in presenza, come dice il Papa, non di un’epoca di cambiamento ma di un cambiamento d’epoca: avremo a che fare ancora con molta povertà, perché i vecchi lavori si stanno esaurendo e i nuovi non si sono ancora affermati”. Il nostro, inoltre, è un continente vecchio, dove “la natalità è il primo problema: gli anziani non scommettono sul futuro. Davanti a noi rischiamo di non avere un orizzonte: è un continente che non sa dove guardare. I valori fondamentali rischiano di essere intaccati, se non abbiamo chiaro i valori di fondo a cui ispirarci”. “Serve il coraggio di un progetto, il coraggio di muoversi, di mettere in fila i valori, e a livello ecclesiale si può fare moltissimo”, l’appello di Paterniti, anche grazie alla capacità di “fare memoria del passato di un continente che ci ha regalato un orizzonte di pace perché veniva da secoli di guerra”. “L’84% dei giovani italiani è europeista”, ha concluso la direttrice del Tg3Rai: “Gli anticorpi per guardare avanti con fiducia ci sono, bisogna avere il coraggio di coltivarli e di farli crescere. Prendendoci cura uno dell’altro, perché da soli non possiamo fare niente”.