Integrazione

Migranti: don Pittau (Caritas Ales-Terralba), “Salvini non ci insulti, continueremo ad accogliere gli ultimi”

“La Chiesa non viene chiamata al martirio solo dalle bombe dell’Isis in Sri Lanka, ma anche dall’insulto di alcuni che a parole sono nostri ministri. Le parole spesso sono violenza più delle bombe e fanno altrettanto e più danno. Signor ministro, non ci insulti”. Così don Angelo Pittau, direttore della Caritas della diocesi di Ales-Terralba, nell’editoriale pubblicato sul periodico diocesano “Nuovo Cammino” nel quale commenta le parole del ministro Salvini a seguito dell’approvazione del decreto sicurezza che “praticamente cancella l’integrazione degli immigrati, spezza il sogno di quelli che sono scappati dalla fame, dalle malattie, dal sottosviluppo, dalla tirannia, dalla guerra, dalla non libertà”. “Per il decreto sicurezza – spiega il direttore della Caritas – la diaria per l’accoglienza e per l’integrazione degli immigrati passa dai 35 euro ai 21-26 euro”. “Così i centri diventano ingestibili”, denuncia don Pittau, secondo cui “nessuno parteciperà ai bandi di assegnazione”. “Questi tagli – aggiunge – mettono a rischio ventimila posti di lavoro e, soprattutto, mostrano l’intenzione di distruggere l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati, forse con il segreto piano di rendere i centri di accoglienza simili ai lager della Libia, dove i rifugiati sono lasciati morire di fame, in mano alla violenza e ai soprusi, senza nessuna dignità”.
“Salvini – prosegue – dice che è finito il ‘magna magna’ e poi getta palate di fango sulla Chiesa, sulla Caritas, non si vergogna di scrivere: ‘La mangiatoia è finita, chi speculava con margini altissimi per fare integrazione, spesso con risultati scarsissimi, dovrà cambiare mestiere’”.
“Noi – sottolinea don Pittau – siamo certi che la Caritas non cambierà mestiere: continuerà ad accogliere gli ultimi, continuerà a servirli, a metterli al primo posto; continuerà ad accogliere con i pochi mezzi che ha e che la bontà delle nostre popolazioni darà con generosità e sacrificio, continuerà ad accogliere con i suoi volontari ‘a gratis’, diciamo noi sardi. Continuerà a non fare affari, ma a dare e fare accoglienza”. “Possiamo testimoniare che chi ha fatto accoglienza degli immigrati nella nostra diocesi e nelle altre duecento diocesi d’Italia non ha fatto certo il ‘magna magna’, né speculazioni con altissimo margine: ha accolto dei fratelli in difficoltà (anche Gesù fuggì in Egitto), li ha serviti, ha lavorato per l’inclusione, ha dato uno stipendio giusto agli operatori, ha dato speranza al nostro territorio e all’Italia che ha bisogno degli immigrati: un’Italia che non fa figli, non ha giovani”.