Viaggi apostolici
“Benvenuto in Romania!”. E’ il saluto del presidente della Romania, Klaus Werner Iohannis, al Papa, durante l’incontro con le autorità, la società civile e il Corpo diplomatico, nel palazzo presidenziale di Bucarest. “Si ritroverà per alcuni giorni sulla terra di Sant’Andrea Apostolo, Protettore della Romania, e sono convinto, Santo Padre, che a Bucarest, Iaşi, Şumuleu Ciuc e Blaj sarà accolto con il più grande calore”, ha proseguito il presidente: “Conoscerà la terra che Papa Giovanni Paolo II ha chiamato in modo così bello ‘Giardino della Madre di Dio’. A nostra volta, saremo lieti di ospitare il Vescovo di Roma, luogo delle radici della nostra lingua e fede”.
“Alla fine della Sua Visita in Romania, Papa Giovanni Paolo II ci ha lasciato, il 9 maggio 1999, un forte messaggio di fiducia nel futuro del nostro Paese, nel suo destino europeo, nel ruolo della nostra civiltà come ponte tra Occidente e Oriente”, ha ricordato Iohannis a Francesco a proposito del suo predecessore: “Oggi posso dirle che quel messaggio che abbiamo ricevuto ha fruttificato e la Romania ha ritrovato il suo destino nella famiglia dell’Europa unita”. “Meno di una settimana fa, questo destino europeo è stato fortemente riconfermato dai Romeni nel Paese e all’estero”, ha sottolineato il capo dello Stato, assicurando che “la diplomazia pontificia continua ad essere un fattore pacificatore e di equilibrio nell’affrontare le questioni dell’agenda globale. Di fronte alle sfide contemporanee, i cittadini della Romania vedono la Visita di Vostra Santità come un nuovo incoraggiamento a compiere un servizio al bene comune per contribuire ad una società giusta e ad un mondo di amore fra gli uomini”. “Durante questo periodo, la Romania compie il primo mandato del nostro Paese nella Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea”, ha proseguito Iohannis, citando l’incontro dei leader europei a Sibiu, il 9 maggio scorso, durate il quale questi ultimi hanno “chiaramente ribadito la loro volontà di lavorare insieme per un’Europa unita in pace e democrazia, un’Europa unica, guidata dai sui valori e dalle sue libertà”. Poi il riferimento alla storia romena e alla “tragica esperienza del totalitarismo, la mancanza di libertà, la privazione forzata dei valori cristiani” e alla beatificazione “dei vescovi martiri della Chiesa Romena unita con Roma, Greco-Cattolica”, definita “un grande omaggio a tutti coloro che si sono sacrificati durante il periodo comunista per la libertà e per la fede”. “In un mondo marcato da fenomeni complessi, l’Europa ha bisogno oggi, forse più che mai, di modelli di convivenza pacifica, di modelli di dialogo tra la maggioranza e le minoranze, dialogo fra le culture, che offra punti di riferimento per il consolidamento della tolleranza e del rispetto reciproco”, ha affermato il presidente, secondo il quale “la Romania è un esempio di ‘buone pratiche’, per il modo in cui ha assicurato e assicura il rispetto dei diritti delle persone appartenenti alle 20 minoranze nazionali storiche del suo territorio. In Romania, un Paese con una popolazione a maggioranza ortodossa, l’impegno dello Stato di garantire la libertà religiosa ha portato a un dialogo interconfessionale caratterizzato da un profondo rispetto reciproco. Questo clima rispecchia anche l’ospitalità che la Chiesa Cattolica offre alla nostra diaspora in Europa, per la quale vorrei ringraziarVi moltissimo!”.