Centenario dell’Appello

Convegno don Sturzo: card. Bagnasco (Ccee), “crediamo nell’Europa unita e nessuno può sostenere che sia meglio ‘da soli’ che ‘insieme’”

“I vescovi europei che ho l’onore di rappresentare credono all’Europa unita e ritengono che nessuno possa seriamente sostenere che, per principio, sia meglio ‘da soli’ che ‘insieme’: questo principio vale per le persone come per i gruppi, le Nazioni e gli Stati, anche se da ogni parte è stato riconosciuto che la questione centrale non è il ‘se’ ma il ‘come’ camminare insieme”. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle Conferenze dei vescovi d’Europa (Ccee), che, insieme a Joseph Daul, presidente del Partito Popolare europeo, è intervenuto sul tema “Europa: l’attualità di un impegno nuovo”. Ieri, a Caltagirone, durante il primo giorno del Convegno internazionale dal titolo “L’attualità di un impegno nuovo”, che si celebra in occasione del centenario dell’Appello di don Luigi Sturzo “a tutti gli uomini liberi e forti”. “La Chiesa confida che l’Europa accolga il tempo di crisi come tempo di grazia, per esaminare il percorso fatto e ripensare sé stessa non innanzitutto come una architettura da applicare, ma come un cammino di popoli. Nella prima prospettiva – ha detto il card. Bagnasco – il rischio è quello di accelerare e imporre, nella seconda può essere quello di una eccessiva lentezza: ma nel primo caso la reazione è il distacco dei popoli da qualcosa che è percepito esterno e lontano, nel secondo il risultato è l’adesione a un sogno crescente e condiviso che emerge dal mondo interiore degli uomini e delle Nazioni”. Per il cardinale, le elezioni europee hanno delineato “un nuovo quadro politico: nuovi soggetti sono entrati a condividere la responsabilità di un cammino unitario. Era prevedibile. Ora la politica deve fare il proprio dovere: il primo dovrebbe essere quello di mettersi al tavolo senza la sindrome del nemico, bensì con la fiducia nelle diversità, quelle differenze che sono esaltate in alcuni campi, ma sono odiate e emarginate in altri”. E ha aggiunto: “Non si tratta, mi sembra, solo di ridistribuire rapidamente i compiti, ma di ripensare il cammino” e “la via è quella della comunione e della comunità, che evoca la famiglia, luogo di stima, fiducia, rispetto, solidarietà, responsabilità”.