Omicidio
“Jamal Khashoggi è stato vittima di un’esecuzione premeditata”. Lo afferma Agnes Callamard, coordinatrice del gruppo di esperti incaricati dall’Onu per fare chiarezza sulle circostanze della morte del giornalista, avvenuta lo scorso 2 ottobre nel consolato saudita a Istanbul. Le indagini avviate dall’Onu sono durate sei mesi e oggi sono stati pubblicati i risultati. “Le circostanze della morte di Khashoggi hanno portato a formulare numerose teorie e accuse, ma nessuno modifica la responsabilità dello Stato dell’Arabia Saudita”, si legge nel rapporto. “Quindici agenti dello Stato saudita, sfruttando il loro status – denuncia il rapporto – hanno usato mezzi statali per giustiziare Khashoggi. La sua uccisione è il risultato di una pianificazione elaborata che implica un ampio coordinamento e notevoli risorse umane e finanziarie. È stato supervisionato, pianificato e approvato da funzionari di alto livello. Era un omicidio premeditato”. Sei le violazioni del diritto internazionale citate nel rapporto. “Uccidendo un giornalista – si legge nel rapporto dell’Onu – l’Arabia Saudita ha commesso un atto che va contro uno dei principi fondamentali delle Nazioni Unite: la protezione della libertà di espressione”. “Invito gli Stati dell’Onu – afferma Callamard – a intraprendere i passi necessari per chiarire le loro competenze e per esercitare il diritto internazionale e giudicare questa esecuzione”. Il relatore speciale della commissione Onu ha, inoltre, stabilito che vi sono prove evidenti, a partire dalle quali saranno svolte ulteriori indagini sulla responsabilità dei singoli funzionari sauditi di alto livello, inclusa quella del principe ereditario. Callamard auspica che il Consiglio dei diritti umani, il Consiglio di sicurezza o il segretario generale dell’Onu diano il via ad un’inchiesta penale internazionale, per determinare le responsabilità nell’omicidio Khashoggi. “Il crimine commesso è stato un omicidio di Stato”, aggiunge Callamard.