San Giovanni Battista
Nella solennità della Natività di San Giovanni Battista, oggi, due importanti appuntamenti si sono tenuti nella basilica di San Giovanni in Laterano: alle ore 17.30 è stata celebrata la Messa durante la quale una quarantina di sacerdoti hanno celebrato il loro giubileo sacerdotale, vale a dire il venticinquesimo, cinquantesimo e sessantesimo anniversario di ordinazione; a presiederla è stato il cardinale vicario Angelo De Donatis. Al termine, alle ore 19, il porporato ha iniziato la celebrazione dei Secondi Vespri nella solennità della Natività di San Giovanni Battista, alla fine dei quali consegna le linee pastorali per il prossimo anno, dal titolo “Abitare con il cuore la città”.
“Per lasciare spazio alla guida dello Spirito Santo la Chiesa deve farsi piccola – ha affermato il card. De Donatis –: solo così riscoprirà la gioia di essere missionaria e di sperimentare insieme nuove vie di evangelizzazione. Non che siano mancate in questi anni esperienze anche molto positive di evangelizzazione, ma nel loro insieme le comunità cristiane della diocesi sentono una certa stanchezza, un calo di entusiasmo, e soprattutto non collaborano tra di loro, talvolta presumendo di bastare a se stesse. Di qui la necessità di un cammino sinodale. Questo significa un processo in cui si permette a Dio di parlarci”.
Tra le novità a cui ha accennato il cardinale vicario, la “necessità di far nascere in ogni una piccola equipe pastorale. Il suo compito è fondamentale: animare dal di dentro la comunità parrocchiale, perché, nei suoi vari membri e livelli, possa realizzare l’ascolto del quartiere e delle storie di vita dei suoi abitanti”.
Anche nell’omelia non sono mancati i riferimenti del card. De Donatis alla realtà romana e al compito che attende la Chiesa di Roma per il prossimo anno pastorale. “Che cos’è l’ascolto del grido della città che ci accingiamo a compiere il prossimo anno? Non è soltanto la raccolta dolorosa ma doverosa delle tante sofferenze ed ingiustizie che dilaniano la vita degli abitanti di Roma. C’è qualcosa di più, che richiede uno sguardo contemplativo, ci ha detto il nostro vescovo Papa Francesco. È riconoscere la presenza e la voce dello Sposo. Egli è al fianco dei piccoli e dei poveri e la loro carne sofferente è la carne stessa dello Sposo. Egli è nell’inquietudine dei giovani che cercano il senso della loro vita, ‘qualcosa di bello’ per cui valga la pena di vivere, qualcosa di cui innamorarsi”.