Iniziativa
Si è aperta oggi a Villa Immacolata (Torreglia, diocesi di Padova) la 69ª Settimana nazionale di aggiornamento pastorale del Centro di orientamento pastorale (Cop), chiamata a riflettere sul tema “Parrocchia senza preti – Dalla crisi delle vocazioni alla rinnovata ministerialità laicale”.
“Al centro del convegno non è il prete, ma una chiesa in cui il prete si trova ad operare, con le sue prassi e attività, facendo conto su numero minore di presbiteri. In passato tutto era in mano ai presbiteri, la pastorale parrocchiale consisteva in una serie servizi nelle mani del prete, ora questo sta cambiando”, ha detto Antonio Mastantuono, pastoralista, vicedirettore della rivista Orientamenti pastorali, aprendo i lavori della Settimana.
“Altra domanda è: quale presbitero in questa chiesa – ha continuato Mastantuono – con un numero minore di sacerdoti? Basterà che egli alleggerisca i suoi compiti? Dovrà essere un pastore itinerante da una comunità all’altra? Centrerà la sua presenza saltuaria solo sul celebrare l’eucarestia, magari non tutte le settimane?”.
Alcune risposte vengono da altri Paesi europei, come Francia e Germania, che da tempo stanno facendo i conti con le “parrocchie senza prete” e stanno sperimentando diverse tipi di esperienza, come un maggior ruolo per i laici e le parrocchie rurali. “In Italia – racconta Mastantuono – è ormai diffusa l’esperienza delle unità pastorali, insieme di parrocchie che mettono insieme il meglio di se stesse perché in quel luogo possano crescere le comunità cristiane. Ma vi sono anche le équipe di animazione pastorale, ovvero più persone che si pongono a servizio della comunità, una gestione collegiale della comunità. Ma a questi laici, cui viene dato mandato di essere collaboratori dentro la comunità cristiana, che ruolo viene riconosciuto?”.