Omelia

San Giovanni: card. Betori (Firenze), “abbiamo bisogno di fiducia nel futuro, nell’altro, in Dio”

“Se vogliamo dare una svolta alla crisi sociale in cui siamo precipitati, tutto dovrebbe ripartire proprio da uno sguardo positivo sulla vita, vincendo la paura che ci tarpa le ali”. È il monito lanciato questa mattina dall’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, nel corso della celebrazione eucaristica che ha presieduto in cattedrale in occasione della Natività di san Giovanni Battista, patrono della città. “Disillusi da un presente che ci pesa sempre di più e nel quale fatichiamo a orientarci – ha osservato –, stentiamo a pensare che la vita possa essere un bene da comunicare ad altri, un progetto di cui farsi carico con tutte le sue difficoltà, convinti che sarà difficile trovare chi ci dia una mano nel compito, tantomeno uno Stato oggettivamente assente su questo fronte, che pur dovrebbe essere il primo di ogni volontà di sviluppo”. Per questo, ha proseguito, “abbiamo bisogno di fiducia nel futuro, riscoprendo la vicenda umana come un progetto spalancato sul domani, da costruire nella fatica ma anche nella gioia di sentircene protagonisti”. Inoltre, “abbiamo bisogno di fiducia nell’altro, che non è un temibile concorrente da schivare o un nemico da abbattere o un intruso da cacciare, ma il fratello di una convivenza in cui ciascuno cresce grazie al riconoscimento nell’altro e dell’altro e ci si edifica nella rete delle relazioni che formano il tessuto di una comunità e di una società, tanto più ricca quanto più ampia, includente, armonicamente varia”. “Abbiamo infine bisogno di fiducia in Dio – ha continuato l’arcivescovo –, che la cultura odierna troppo spesso identifica con un limite imposto all’uomo e quindi come una presenza da emarginare e negare, per aprirlo agli orizzonti gratificanti della verità, della bontà e della bellezza”.
Betori si è poi soffermato sui tentativi di legalizzare la cosiddetta “gestazione per altri”, “ultima, per ora, forma di mercificazione del tutto, che giunge a toccare il corpo della donna e il mistero della nascita”. E sull’“introduzione di formule di priorità che negano la pari dignità di ogni persona”. Per il cardinale “si apre di fronte a noi il campo vasto della mentalità diffusa, da denunciare nelle sue contraddizioni e da illuminare per orientarla verso un vero umanesimo”. “Occorre – ha proseguito – purificare il pensare comune, a cominciare dal superamento del politicamente corretto, per ricostruire un giudizio critico, oltre i luoghi comuni, e la progettualità, oltre il ‘si è fatto sempre così’. La corrosione dell’umano ha raggiunto livelli preoccupanti”.