Indipendenza dei giudici
(Bruxelles) La Corte di giustizia dell’Unione europea “ha dichiarato oggi che la contestata legge polacca sulla Corte suprema è in violazione del diritto Ue. A seguito di una decisione provvisoria della Corte di giustizia del novembre 2018, le autorità polacche avevano già ricevuto l’ordine di ripristinare la composizione della Corte suprema prima dell’aprile 2018, data di entrata in vigore della legge”. Lo sottolinea Amnesty International a commento della sentenza odierna della Corte di giustizia Ue. Eve Geddie, direttrice dell’ufficio europeo di Amnesty International, afferma: “Oggi la Corte suprema dell’Unione europea ha confermato quello che dicevamo da tempo, che il governo polacco ha agito contro il diritto dell’Ue quando ha tentato di costringere quasi un terzo dei giudici della Corte suprema” polacca “a ritirarsi e ha tentato di esercitare il controllo sul potere giudiziario”. La modifica della legge sulla Corte suprema in Polonia “fa parte di una più ampia ‘riforma’ della magistratura. Amnesty International ritiene che questi cambiamenti politicizzino la magistratura”, “minando la sua indipendenza”. “Nonostante numerose procedure in corso per contestare questa riforma, le autorità polacche hanno continuato a molestare e disciplinare i giudici che presumibilmente consideravano sfavorevoli alla loro causa. È imperativo che si ritorni al rispetto della legislazione comunitaria”.
La sentenza odierna “è significativa non solo per la Polonia, ma per altri paesi dell’Unione europea che pensano di poter violare i diritti umani impunemente”. “Chiediamo agli Stati membri – afferma Amnesty – di seguire l’esempio e lanciare un chiaro appello alle autorità polacche affinché cambino rotta e ripristinino pienamente l’indipendenza del potere giudiziario”.