Festa di San Vigilio

Diocesi: mons. Tisi (Trento), “serve una Chiesa che si china sui poveri e riscrive se stessa attorno a chi conosce la fatica del vivere”

“Conoscere Dio è una straordinaria opportunità per la vita. Ma quale Dio?”. È la domanda posta stamattina da mons. Lauro Tisi, arcivescovo di Trento, nell’omelia del pontificale per la festa di San Vigilio, patrono della diocesi. “Sbagliarsi su Dio è il peggio che ci possa capitare. Perché sbagliarsi su Dio – ha precisato – è sbagliarsi sull’uomo e sul mondo”.
Mons. Tisi ha aggiunto: “Non mi stancherò mai di dirvi, e lo faccio oggi nuovamente, che Gesù di Nazareth ci rivela un Dio che è chance, opportunità straordinaria per rendere più umana e vivibile la nostra storia. Gesù nel Vangelo di Giovanni si presenta come il pastore che offre la vita per le pecore. Fanno parte di quest’offerta i trent’anni nel nascondimento di Nazareth: un Dio con i calli sulle mani, che affronta dure giornate di lavoro, dentro un ambiente familiare fatto di quotidianità e di festa. Un Dio che non si vergogna di imparare a vivere”.
Secondo il presule, “questi tratti di Gesù sono la grande sfida che ci sta davanti. Abbiamo bisogno di uomini e donne in ascolto della vita, che si assumono la responsabilità di abitarla, rinunciando alla superficialità. Uomini e donne per i quali il lavoro non è dazio alla fatica, ma partecipazione alla scintilla creativa di Dio. Uomini e donne abitati dal silenzio. In grado di ascoltare i fremiti del cuore, i sogni e le attese, liberati dalla maledizione dell’utile, dell’esistere ‘in funzione di’. Innamorati delle domande, mai sazi di cercare”.
Di qui l’indicazione: “Serve una Chiesa che si china sui poveri, suo vero tesoro, come dicono i Padri. Riscrive se stessa attorno a chi conosce la fatica del vivere. In questa direzione ci orientano anche le parole del vescovo Tonino Bello che, in riferimento all’Eucarestia, scrive: ‘Anziché dire la Messa è finita, andate in pace, dovremmo poter dire la pace è finita, andate a Messa. Se vai a Messa finisce la tua pace’”.
L’arcivescovo ha concluso: “Comunità cristiane così possono dare un importante contributo alla vita delle nostre città e dei nostri paesi, per aiutarli a essere abitati, innovativi, spazi di dialogo e di solidarietà”.