Baraccopoli

Sgombero Borgo Mezzanone: rete associazioni Foggia, “assenza di alternative perpetua lo stato di sfruttamento”

Preoccupazione e contrarietà. È quanto esprime la rete della associazioni della provincia di Foggia, di fronte allo sgombero avviato a Borgo Mezzanone. “Come già anticipato in occasione della convocazione del Consiglio territoriale per l’immigrazione dello scorso 18 giugno – si legge in un comunicato sottoscritto da una ventina di enti e organizzazioni –, riteniamo che azioni di sgombero senza alternative razionali, condivise e consolidate aggravino la condizione delle persone esponendole ulteriormente a situazioni di marginalità sociale, discriminazione, sfruttamento e precarietà. Queste azioni non incidono in alcun modo sulla presenza dei ghetti e, anzi, rafforzano la catena dello sfruttamento e acuiscono le fragilità di cui questo territorio già strutturalmente soffre”. Quello che sta avvenendo a Borgo Mezzanone è una “azione di forza” che rappresenta “solo una soluzione fittizia che non argina lo sfruttamento dei lavoratori nei campi, né offre soluzioni concrete per l’accoglienza dignitosa dei lavoratori stagionali e per il diritto all’abitare della popolazione stanziale”. La rete di associazioni della provincia di Foggia fa presente che quello di Borgo Mezzanone non è l’unico “insediamento informale” e che sul territorio provinciale sono diverse migliaia di uomini e donne che vivono in questo modo. “Le soluzioni finora attuate dalle istituzioni sono risultate del tutto inefficaci perché estemporanee, rispondenti ad una logica meramente emergenziale e prive di qualunque soluzione alternativa di lungo termine – spiegano –. Per tali ragioni ci opponiamo ad operazioni che agiscono semplicemente sulla rimozione degli aspetti più visibili dello sfruttamento agricolo, senza agire sulle cause che attengono l’intero sistema produttivo e non risolvono la problematica abitativa”. “Le azioni da intraprendere – aggiungono – non sono sgomberi o trasferimenti delle persone come fossero merce, senza alcuna considerazione delle situazioni di vulnerabilità, ma il contrasto al sistema di sfruttamento sul quale si regge l’intera filiera del lavoro agricolo e non solo. Di questo siamo fortemente convinti: le azioni di forza senza alternative reali, amplificano lo stato di sfruttamento”.