Fine vita

Vincent Lambert: Colombo (Univ. Cattolica), “quando la morte è intenzionalmente provocata bisogna dire a voce alta: questo non è giusto!”

foto SIR/Marco Calvarese

“Di fronte alla morte di un uomo resta il raccoglimento, la preghiera e la carità di condividere il dolore con chi piange un proprio caro o amico che non è più visibilmente presente. Ci stringiamo con rispetto e affetto attorno alla famiglia Lambert e alla grande famiglia della Chiesa francese di cui Vincent è un figlio amato”, commenta don Roberto Colombo, docente della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore, e membro ordinario della Pontificia accademia per la vita.
“Quando però la morte non è naturale, ma intenzionalmente provocata da mano d’uomo – prosegue -, allora non si può tacere. Non si deve tacere né mettere a tacere la nostra coscienza. E bisogna dire a voce alta: questo non è giusto!”.

Vincent Lambert, spiega il docente, “non è morto questa mattina a causa della sua malattia. Un giorno, non sappiamo quale, la patologia muscolare e cerebrale cui era affetto avrebbe posto fine alla sua vita terrena. Ma fino all’inizio del protocollo eutanasico, dieci giorni fa, era clinicamente stabile e niente affatto in fin di vita”.
Invece, sottolinea Colombo: “E’ stata la privazione di idratazione e nutrizione, applicata in sedazione profonda del paziente, a condurlo alla morte e tutto questo è clinicamente evidente non solo per i medici specialisti ma a tutti: sia quelli che hanno voluto e praticato l’eutanasia omissiva, ritenendola nell’interesse di Vincent e di alcuni membri della famiglia, sia ai medici che si sono detti contrari a questo atto, considerandolo inaccettabile professionalmente ed eticamente”.

“Negli anni passati – ricostruisce il docente -, il dialogo tra i medici e la famiglia, e tra questi due soggetti e la magistratura francese, è stato cercato, perseguito con tenacia e ad ogni livello. Ma ha prevalso la cultura dello scarto e della morte su quella dell’accoglienza e della vita. Quando si ergono muri che fermano il cammino della vita di un disabile, quando si impedisce l’accesso di un malato al porto sicuro delle cure fisiologiche essenziali e inalienabili per tutti, il dialogo si interrompe e non resta che denunciare con forza la violenza disumana dell’eutanasia, anche quella che si presenta con il volto falsamente pietoso della sospensione di idratazione e nutrizione sotto sedazione”.

“Non vi sono ragioni cliniche incomprensibili od oscure dietro a questa morte – conclude Colombo -: è un atto non degno della medicina e umanamente aberrante”.