Eutanasia

Vincent Lambert: don Colombo (Univ. Cattolica), “sospensione nutrizione e idratazione un atto inaccettabile e gravissimo”

“La decisione comunicata oggi ai familiari da parte del dottor Vincent Sanchez dell’ospedale CHU Sébastopol di Reims (Francia) di iniziare nuovamente il protocollo di sospensione dell’idratazione e della nutrizione del tetraplegico Vincent Lambert – attualmente ricoverato nel nosocomio d’Oltralpe in stato di ‘coscienza minima plus’ (sindrome della veglia non responsiva) – rappresenta un atto inaccettabile e gravissimo sul piano professionale medico, su quello del diritto internazionale e, ancor più, su quello umano”, questo il commento di don Roberto Colombo, docente della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e membro della Pontificia Accademia per la Vita.
A livello professionale, spiega don Colombo, “ad ogni medico – qualunque sia la sua personale opinione, cultura, fede od orientamento sociale e politico – è chiesto di impegnarsi per guarire o riabilitare, quando ciò è possibile, il malato e, in ogni caso e circostanza, senza eccezione alcuna, a prendersi cura della vita del paziente attraverso il sostegno adeguato delle funzioni vitali essenziali per l’omeostasi del corpo, anche quando esso presenti disfunzioni che configurano un grave handicap fisico, cognitivo e relazionale”.
Bisogna infatti tenere ben presente che “il signor Lambert non sta morendo, non è un ‘malato terminale’, né manifesta una sofferenza intrattabile. E’ un disabile motorio e neurologico, lungodegente, che non viene sottoposto ad alcun trattamento terapeutico che possa configurarsi come ‘accanimento’, come hanno stabilito i colleghi medici del dottor Sanchez ascoltati in sede di perizia clinica giudiziaria”.
Inoltre, a livello di diritto, prosegue il docente, “sebbene la Cassazione francese si sia pronunciata pochi giorni fa in senso opposto alla sentenza della Corte d’Appello che aveva chiesto all’ospedale di Reims, il 20 maggio scorso, di sospendere il protocollo eutanasico già iniziato, resta tuttora aperto il ricorso presentato dai genitori di Vincent al Comitato delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità”. Per due volte, infatti, il Comitato di Ginevra aveva chiesto al Governo francese – in base alla Convenzione internazionale sui diritti dei disabili ratificata anche dalla Francia – di non attuare la sospensione di idratazione e nutrizione in attesa di un esame approfondito del caso da parte del Comitato stesso e in base agli articoli della Convenzione. “Poiché non appare esservi nessuna urgenza o emergenza per l’attuazione del protocollo eutanasico – il paziente è in condizioni cliniche stabili e in Francia vi sono circa 150 centri attrezzati per curare malati nelle sue condizioni (oltre 1500 nella sola Repubblica Francese) – la decisione di non attendere l’imminente pronunciamento del Comitato delle Nazioni Unite costituisce un arrogante e ingiustificato rigetto delle prerogative dei genitori di Vincent di adire ad un giudizio superiore internazionale e della autorevolezza e del prestigio delle stesse Nazioni Unite”.
Infine – “ma ancor più rilevante” afferma don Colombo – ad essere “ferita e umiliata è l’umanità del medico che, come ogni altro uomo e donna, è chiamato a riconoscere nel volto di ogni sofferente, anche se incapace di comunicare direttamente o indirettamente il proprio pensiero e i propri sentimenti, il voto umano di un fratello e di una sorella, di uno o una come lui, il medico”.
“Per noi cristiani – conclude -, il volto dell’uomo sofferente riverbera il volto di Cristo stesso sofferente. Per questo la Chiesa alza forte e decisa la sua voce in difesa di ogni malato, qualunque siano le sue condizioni cliniche, perché non gli sia mai tolta la vita prima che la morte sopraggiunga per cause patologiche, indipendenti dalla volontà dei medici o dei congiunti. Per questo la Chiesa ribadisce – attraverso la voce del Papa e dei suoi pastori – il suo ‘no’ senza condizioni all’eutanasia, anche quella per omissione delle cure appropriate dovute ad ogni malato”.