Tante le storie raccolte tra quelle dei 70 profughi arrivati questa mattina in Italia grazie ai Corridoi Umanitari promossi da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese, in accordo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri.
Una di queste la racconta Abdallah, 26enne con in braccio Wisa, suo figlio nato da appena 5 mesi, mentre era in un campo profughi in Libano, dove ha sposato un anno e mezzo fa la fidanzata. Assieme erano scappati da Damasco, in Siria, perché Abdallah non voleva imbracciare un fucile ed andare a sparare ad altre persone che forse, anche loro, non avrebbero voluto farlo. “Fra due o tre anni voglio diventare come gli italiani”, ha detto Abdallah, che non vuole perdere tempo e impegnarsi immediatamente nell’apprendere la lingua italiana in modo tale da poter cercare un lavoro e assicurare un futuro a suo figlio e alla sua famiglia.