Video-editoriale
“La sentenza di appello su Mafia Capitale non è solamente un fatto giudiziario, ma è un fatto storico. Il riconoscimento dell’attribuzione del reato di associazione mafiosa non è scontato. Interpella la coscienza pubblica di questa città che, da diversi anni, soffre”. Lo dice al Sir il filosofo Vittorio Alberti commentando la sentenza di appello per i fatti relativi all’inchiesta su Mafia Capitale. “Questo reato non riguarda solo un circuito chiuso di politici e imprenditori, ma – aggiunge – la coscienza e la vita civile, la libertà e la giustizia di ciascuno di noi”. Riconoscendo il “lavoro magistrale” della procura della Repubblica, Alberti reputa “fondamentale” aprire “un dibattito alto”, superando la “polemica sui partiti politici nella contingenza storica”. “Prendere atto che esistano gruppi criminali di questo genere, che spesso si muovono anche nella legalità, significa realizzare che negare il futuro di un ragazzo che cerca lavoro ma non riceve risposta è anche corruzione. Nega il futuro e corrompe interiormente questo ragazzo e la società”. L’alternativa indicata da Alberti è quella di “definire un orizzonte pratico” per “credere in un cambiamento”. Guardando all’impegno dell’istituzione ecclesiastica per creare una “possibilità di rigenerazione sociale, il filosofo segnala l’importanza di “riconnettere i messaggi alla carne viva delle questioni”.