Crisi
“Papa Francesco continuerà a ripetere i suoi appelli per la pace perché siamo convinti che solo con la strada del dialogo e del negoziato si potrà arrivare ad una soluzione pacifica e duratura. Bisogna insistere perché questi concetti vengano recepiti. In Siria dopo tanti anni di guerra non è facile ricominciare, ma ci sono premesse positive da valorizzare per una soluzione negoziata e pacifica e verso la ricostruzione”. Lo ha detto il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, parlando oggi a margine della riunione sulla “Crisi umanitaria in Siria e Iraq” organizzata dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, che si è aperta oggi (fino a domani) presso l’Università Urbaniana, a Roma. Nel corso dei lavori è stata presentata un’indagine dalla quale è emerso che sono oltre 286 milioni i dollari allocati nel 2017 dalla rete ecclesiale, composta da Ong cattoliche, diocesi, congregazioni religiose, istituzioni ecclesiali, per fare fronte alla crisi umanitaria in Siria e Iraq. “In questi due Paesi – ha affermato il porporato – ora è tempo di ricostruzione. Sono tante le agenzie caritative impegnate nella ricostruzione materiale e spirituale”. A tale riguardo il segretario di Stato ha rivolto un pensiero ai cristiani che hanno lasciato il proprio Paese per la guerra ed auspicato il loro rientro che resta “difficile in assenza di condizioni favorevoli di sicurezza”. Il card. Parolin ha inoltre ribadito il diritto di cittadinanza per i cristiani: “tutti gli abitanti del Paese prima di appartenere ad un gruppo etnico o religioso sono cittadini a pieno titolo con eguali diritti e doveri e devono contribuire al bene del proprio Paese. Nel momento in cui in Siria prenderà avvio il cammino verso una nuova Costituzione la speranza è che i cristiani possano dare il loro contributo soprattutto nel campo della libertà religiosa che ci sta a cuore”. Allargando l’orizzonte a tutto il Medio Oriente il segretario di Stato ha ricordato che “in questa regione i problemi sono globali e la soluzione deve essere globale. Questo vale anche per il conflitto israelo-palestinese la cui soluzione contribuirà in maniera determinante anche alla soluzione dei problemi della regione”.