Giovani
Il momento del voto europeo del 26 maggio si avvicina e, nell’ottica di una formazione culturale e civile ampia, anche l’Azione cattolica italiana vuole contribuire alla maturazione di una coscienza partecipativa attraverso un percorso informativo rivolto in particolare ai giovani che entreranno nei seggi per la loro prima volta. Abbiamo raccolto le testimonianze di alcuni dei giovani intervenuti l’8 e 9 marzo scorso, alla Scuola formazione studenti svoltasi a Montesilvano. “Dall’Europa mi auguro che si rispetti l’obiettivo con cui è nata 70 anni fa, cioè creare un’unione tra i popoli europei che possa essere anche un modello per gli altri popoli del mondo e un’idea di coesione e di apertura verso le altre culture e il resto del mondo”, le parole di Stefano, cui fanno eco quelle di Alberto da Otranto che ritiene rilevante il contributo alla pace dell’Unione europea: “è importante per avere coesione tra vari Stati che altrimenti da soli potrebbero fare molto peggio”.
Dalla diocesi di Imola Lucia, 19 anni, sogna un’Europa in cui i cittadini, anche giovani, “possano riconoscersi e non abbiano paura di chiamarsi europei. Quindi un’Europa che non faccia più paura ma che sia vicina a loro”, mentre la 17enne Martina da Andria, si aspetta un’Unione europea “più presente nelle nostre vite in modo tale da far sentire tutti più europei”.
“Mi aspetto un’Unione di integrazione che sia veramente senza barriere e che ci faccia sentire parte di qualcosa di unico”, le parole di Matteo da Cosenza, che fanno il paio con quelle di Giovanni da Rimini che si concentra specificamente sull’aspetto economico: “Si pensi ad una crescita economica globale nell’insieme di tutti gli Stati dell’Unione europea e non un’Europa a due velocità dove ci sono 3 o 4 Stati che vanno più veloci rispetto agli altri. Un’Europa che guardi all’altro con gioia”.